Buona la prima: Mary Poppins col kimono pt.1

Tra gli oggetti improbabili che riempiono le pareti della mia camera, a destra dello skateboard e sopra allo slittino di legno, c'è il mio primo kimono. E' minuscolo in confronto alla t-shirt della Nazionale appesa accanto a lui, ma considerato che ha circa 25 anni si conserva bene, e lo stemmino nero e rosso dello Sho Bu Kan Club di Gallarate spicca ancora sul cotone un po' ingrigito. 
Alle elementari ho praticato karate; nei ricordi l'odore delle pareti di legno si mescola a quello della merenda con latte e biscotti ("merenda", non lo sciapo "spuntino" degli adulti!), il kiai di venti bimbi con le sigle dei cartoni animati. 
Kiai che per mesi feci in playback, perché mi vergognavo a tirare fuori la voce, e mi sembrava una stregoneria che il Maestro Beghetto riuscisse capirlo. Ma come faceva? 
Il Maestro era il Maestro: al nostro primo incontro stritolò con la sua manona la mia, insegnandomi che ci si saluta con una bella stretta. Infatti da bambina mi impegnavo molto a stringere il più possibile, sia con gli adulti sia con gli altri bambini. Ci penso ancora ogni volta che mi presento a qualcuno.
Comunque all'inizio mi vergognavo non solo a urlare ma a fare un sacco di cose; più di tutto mi imbarazzava fare le tecniche davanti agli altri bambini, perché mi sentivo meno esperta e meno brava nei kata. 
Però era bello correre scalzi sui tatami, imparare a fare acrobazie che i compagni di scuola non sapevano fare come la ruota o la verticale e poi c'erano bambini "piccoli" (che in realtà avevano solo un paio d'anni meno di me) e "ragazzi" (che al massimo potevano essere in prima media ma a me sembravano praticamente degli uomini adulti), e ricordo un clima di serenità ma anche di serietà in cui i giochi non erano per nulla banali ma mai oltre la nostra portata.

Ma cosa c'entra oggi questo "Amarcord"?
Dunque, mi è stato proposto di tenere un corso di kickboxing per bambini presso la palestra Tonic Sempione, dove già lavoro come Life Coach in sala pesi.
Ovviamente la prima risposta è stata "Sì! Figata! Si fa!"
Un secondo dopo il panico. I vividi ricordi di infanzia sono praticamente tutta l'esperienza che ho con i bambini. La mia mente logica e razionale si è inizialmente rivolta alla più importante fonte di saggezza al mondo: Amazon Libri. 
Pagine e pagine a spiegare cosa il bambino sa fare, cosa non sa fare, cosa dovrebbe fare, e come dovrebbe imparare, ma niente, rimaneva il buio su un aspetto: come comunico con i bambini?

Il più grande aiuto alla fine mi è arrivato dall'esempio di un collega, il Coach Tommaso Dick, che già gestisce alla grande un corso bimbi alla Ludus Magnum. La sua calma e semplicità mi hanno fatto intuire che per prepararmi dovevo...smettere di prepararmi!

E così il corso è partito. Al di là delle tecniche, degli obiettivi ludico-didattici e dei paroloni credo che la cosa più importante sia che tra 25 anni qualcuno magari avrà un mini-kimono appeso al muro e ricordi di un'ora di "gioco serio" in cui mettersi alla prova senza sentirsi giudicato...[continua]